Questa storia dovrebbe essere sotto un contratto di riservatezza
Aero Project: Elisa Longo Borghini
Elisa Longo Borghini, 34 anni, non era mai stata in MET. Entra nel nostro quartier generale, fa due passi nella struttura che ospita il Tube — il nostro tunnel del vento — e si blocca. Non per i macchinari, non per le ventole, ma per il cane che le cammina incontro. Poi ne spunta un altro. Alcuni giorni sembra che qui dentro i cani abbiano il badge aziendale.
Buono a sapersi
_Luogo: La nostra sede si appoggia alle Alpi Orobie: una struttura di cemento sorvegliata dalle montagne, con il Tube che occupa buona parte del piano terra e le finestre degli uffici che guardano sui nostri trail preferiti.
_TUBE: È qui, in questo tunnel del vento costruito su misura, che perfezioniamo i nostri caschi, limando aerodinamica e ventilazione in modo quasi ossessivo
_Storia: Prima era la nostra fabbrica: per anni ogni casco MET è passato da queste pareti. E qualcosa di quello spirito rimane ancora nell’aria.
Oggi lavoriamo al nostro prossimo casco aero insieme a Elisa Longo Borghini, una delle atlete più vincenti della sua generazione. Palmarès impressionante, zero atteggiamenti da star. Arriva, stringe mani, osserva tutto con curiosità, poi si mette al lavoro mentre gli ingegneri regolano laser e angoli attorno a lei.
La giornata, sulla carta, è monotona: salire e scendere dalla bici, provare prototipi diversi, cambiare angolo d’attacco, ripetere. In realtà ogni run è un micro-mondo: Elisa entra in posizione, la mantiene anche quando i watt oscillano e le gambe protestano.
Tra una sessione e l’altra la conversazione si scioglie. Racconta del primo anno con la nuova squadra: “Molto, molto bene. Più di quanto mi aspettassi.” Parla delle sue foto a cronometro, che non sopporta: “Più vado forte, più la posizione sembra scomposta.” Le diciamo che è normale. Ci guarda come per dire: “State mentendo per gentilezza.”
Intorno a noi il tunnel fa ciò che deve: numeri che scorrono, due ingegneri che annuiscono in silenzio, un cane che tenta continuamente di accoccolarsi accanto a lei. Elisa lo scosta piano quando deve risalire in sella. “Capisco bene il suo stato d’animo,” commenta.
I dati iniziano a delineare una direzione chiara. Si parte dal casco attuale, quello con cui ha corso nel 2025, che Elisa prende in mano con un certo affetto. Poi arrivano i prototipi: qui entra in gioco la parte coperta da NDA, tra piccole variazioni di forma e velocità che si misurano in frazioni di millimetro.
Nel tardo pomeriggio il sole scende dietro la montagna, e il Tube si zittisce. Elisa raccoglie le sue cose, ringrazia tutti per nome e se ne va, seguita dal solito cane fino alla porta.
In totale abbiamo registrato trenta run. I numeri mostrano quali prototipi sono più veloci, ma la velocità non basta: ogni ciclista ha un corpo, una posizione, una tolleranza alla fatica diversa. Il passo successivo è rendere queste prestazioni reali, ripetibili e alla portata di tutti. Non solo di chi possiede la flessibilità e la forza di un’atleta WorldTour.